Salotto, Camera da Letto e Rabbia

 

Se Pussywillow (miciapasserina n.d.r.) e certi altri svitati desiderassero comunicare —per posta— con Savo, potrebbero  apprendere qui qualcosa che potrebbe loro capitare.

Primo Marzo 1948

JIMMY SAVO

Tutto iniziò al tavolo di un night club a Chicago nelle prime ore del mattino, quando tutti erano un po’ allegri. L’avvocato che era con noi offrì da bere a un uomo e a sua moglie che erano seduti  al tavolo accanto. Presto ci presentammo tutti e ci fu uno scambio di drink. L’avvocato prese un whisky e soda, l’uomo al tavolo accanto prese bourbon, sua moglie prese whisky di segale e di altri cereali , io presi Scotch, e Nina, che beve solo crème de menthe verte frappée, ne prese uno.

Successivamente unimmo i tavoli. La moglie era una sorta di bionda, non così giovane come Aprile. Il marito era un giovane magnate che la chiamava la sua Pussywillow.  Sarebbero partiti  il giorno successivo per New York dove si sarebbero fermati  un paio di giorni prima di volare poi  in Francia.

Nina, in un impeto di generosità,  disse impulsivamente: “Abbiamo un appartamentino su Central Park South. Se non trovate altro, potreste stare lì.” Il giovane magnate e sua moglie accettarono immediatamente. Inviammo un telegramma al nostro portinaio annunciando così  l’arrivo dei nostri ospiti.

Passarono un paio di settimane e ci ritrovammo a New York. Il portinaio ci venne incontro sulla  porta.

“Il vostro ospite è ancora  nel vostro appartamento,” disse, “e non apre più  la porta. È stata chiusa lì dentro per tre giorni. Le ho dato le mie chiavi, quindi non posso più entrare. Stavo per chiamare la polizia.”

“Quale ospite?” chiese Nina, e il portinaio la descrisse.

“Oh, ma dovevano stare qui solo per un paio giorni!” disse Nina.

“Lui è volato via,” disse il portinaio, “ma lei non è riuscita a ottenere per tempo il visto.”

“La prossima volta bevi latte!” dissi a Nina. Salimmo le scale, aprimmo la porta, e lì, sul divano del soggiorno, c’era la signora del giovane magnate. Lei aprì gli occhi debolmente e lottò strenuamente per riprendere coscienza, ma poi ricadde di nuovo sul divano, tutta  contenta. Accanto a lei c’era una bottiglia di whisky di segale .

Il divano nel soggiorno è nel punto più importante  dell’appartamento. Non potevamo avere la moglie del magnate, o la moglie di chiunque altro, sdraiata in un posto così in vista. I nostri  ospiti spesso si presentano senza preavviso. Spostammo il divano, la signora e la bottiglia in un angolo e appendemmo un lenzuolo davanti per darle un po’ di privacy.

Il giorno dopo Pussywillow si riprese.

“Oh! Signor Savo!” disse. “E signora Savo! Che bello rivedervi!”

A questo punto ci sembrò  opportuno brindare tutti insieme  con del Porto. Non le chiedemmo per quanto tempo sarebbe rimasta con noi, in compenso  lei ci informò che suo marito sarebbe rimasto a Parigi per un po’.

Il giorno dopo la posta non portò notizie del marito. Di notte la bottiglia di porto giaceva vuota sotto il bordo del lenzuolo e un respiro pesante proveniva da dietro.

Passarono i giorni durante i quali di tanto in tanto si svegliava per chiedere della sua posta e rifornirsi di whisky. Le giunsero voci che suo marito era stato visto con una ragazza in un caffè di Montmartre e anche  in tutto il resto di Parigi. Le bottiglie, ora,  si accumulavano ancora più rapidamente, appena dietro il lenzuolo.

Iniziava  sempre con  sonno ed  oblio. Poi cominciava a parlava come una bambina, seguiti da insulti ai suoi ospiti, alternati a collassi di circa   quarantotto ore. Quando l’alcol iniziò ad essere assorbito con difficoltà dallo  stomaco di Pussywillow e lo stomaco cominciò a reagire a modo suo, Nina disse che non era affatto ciò che si aspettava quando aveva esteso l’invito a Chicago.

Nina soffriva in silenzio, ma iniziò a chiedere agli amici di Pussywillow se l’avrebbero presa un po’ con loro. La ricerca di camere d’albergo si era rivelata infruttuosa. Gli amici risultarono tutti in attesa di altri ospiti. A peggiorare le cose, il magnate scrisse che le cose erano estremamente complesse a Parigi e non poteva tornare presto come aveva pianificato…

Sconvolti, pensammo di lasciare New York e accettai un tour.

La notizia che stavamo per partire la entusiasmò. Ci avrebbe dato una festa d’addio!

Aveva sentito dire che Leon ed Eddie’s era il locale  dove l’élite di New York si riuniva e così andò a trovare  i ragazzi.

“I ragazzi ti conoscono,” mi disse in seguito, e la sua opinione sul mio prestigio  aumentò sensibilmente.

Quando arrivò alla festa, aveva già bevuto un po’ e la fase più allegra era purtroppo passata. Poco dopo, Leon ed Eddie annunciarono che ero lì e ci furono applausi e un riflettore sul nostro tavolo. Una voce gentile dal pubblico disse che avrebbe dato 200 dollari alla Croce Rossa se avessi cantato “One Meat Ball”. Acconsentii volentieri. Quando tornai al tavolo, Pussywillow si alzò e andò sul palco. Il pubblico osservò con interesse. Era di nuovo allegra.

Si tolse il cappello e iniziò a metterlo all’asta per la Croce Rossa. Ricevette più applausi e acclamazioni di me. Leon ed Eddie la riportarono al nostro tavolo e in pochi minuti si era allontanata verso la toilette. Lì Nina la trovò su un divano, completamente andata. Per rianimarla ci vollero diverse ore, lasciandomi in piedi in un angolo, con tutti che chiedevano allegramente della nostra compagna.

Finalmente fu possibile raccoglierla in un taxi e trasportarla nel suo angolo del soggiorno. dietro il lenzuolo.

Potevamo andarcene e lasciarla qui da sola? Nina pensò che fosse capace anche  di dar fuoco  alla casa. Mi chiesi se ci fosse qualcuno che potesse stare con lei, qualche altra anima senza casa che avesse bisogno di un appartamento, ma avesse, forse, una sete meno insistente.

Bastò appena accennare  il nostro problema a un amico. Per pura  coincidenza, lui conosceva una ragazza, una scrittrice, che viveva fuori città e che desiderava venire a New York per alcune interviste con alcuni editori. La contattò. Lei ne fu entusiasta. Avrebbe dato alla nostra ospite un’assistenza amorevole, come una sorella. Barbara, così si chiamava, era una ragazza adorabile. Ora non avevamo più nulla di cui preoccuparci.

Tutto questo sforzo si rivelò del tutto inutile. Eravamo via solo da pochi giorni quando il portinaio ci scrisse che la nostra Pussywillow aveva finalmente ottenuto il visto ed era volata a Parigi per cercare il marito tra i locali di Montmartre. Ci godemmo una settimana di tranquillità.

Ma alla fine della settimana arrivò un’altra lettera.

“Quando la vostra prima ospite è partita,” scriveva il portinaio, “è arrivato il marito della vostra seconda ospite da Hollywood. Non so se sapevate che fosse sposata, né se volevate che lui si fermasse da voi, ma ora è qui, nel vostro appartamento.” E continua:

“La scorsa notte, alle due del mattino, fui svegliato dal campanello della porta. Un poliziotto annunciò la sua presenza, quindi dovetti aprire. Chiesi: ‘Questa è una casa tranquilla, chi cercate?’ Disse che avevano ricevuto una chiamata da un tassista, il quale riferiva che una ragazza era stata maltrattata da un uomo nella sua vettura e che erano scesi proprio a questo indirizzo, quindi pensò fosse il caso di venire a controllare. Lo accompagnai su per le scale e si fermò ad ogni porta. Tutto era tranquillo, tranne che dietro la vostra porta. Lì sentimmo delle voci. Aspettammo. Sentimmo un uomo dire: ‘Quel tipo deve essere proprio pieno di sé… ha appeso caricature di sé stesso ovunque!’ Poi aggiunse: ‘E che spilorcio! Ha tolto il giradischi dal fonografo così che nessuno possa usarlo!’ Volevo bussare alla porta e dire a quell’uomo che stava vivendo lì gratuitamente, che non era stato invitato e che non era il caso di parlare così di Mr. Savo. Ma guardai il poliziotto, lui annuì e ci allontanammo in punta di piedi.”

“Dobbiamo sbarazzarcene subito,” dissi a Nina.

“Sì. Non possiamo tornare a New York. Invitiamo qualcun altro a trasferirsi.”

Rosita, la ballerina dello spettacolo, aveva appena detto che stava andando a New York. Forse le sarebbe piaciuto usare l’appartamento.

Scrivemmo a Barbara per informarla che un’altra nostra amica, una ballerina, sarebbe venuta a vivere nel nostro appartamento e che eravamo sicuri che le avrebbe fatto piacere avere compagnia, visto che ora era sola.

Alla fine della settimana ricevemmo un’altra lettera dal portinaio. Diceva:

“Quando è arrivata la vostra terza ospite, il marito della seconda ospite è andato via, e dopo pochi giorni sua moglie è andata a raggiungerlo. A quel punto, la vostra terza ospite ha invitato sua madre. La madre è arrivata dalla Virginia con altre due figlie e tutte e quattro si sono sistemate nell’appartamento. Una delle figlie è fidanzata con un marinaio, e di notte si trovano spesso nell’ascensore automatico. Gli altri inquilini dicono che non è abbastanza grande per quello che fanno. Il fidanzato della figlia ha molti amici nella Marina, che sembrano apprezzarlo molto e vengono a trovarlo spesso. Poi, vedendoli  entrare, anche altri marinai provano a entrare a loro volta, pensando che sia un club della Marina.”

“Un’altra cosa: ogni giorno si sentono dei tonfi che fanno tremare la casa. Non sapevamo da dove provenissero finché l’inquilina del piano inferiore ci ha detto che il suo soffitto stava cedendo. Sono andato alla vostra porta e la madre ha detto che sua figlia stava facendo quattro  salti. Come sapete, è una ragazza piuttosto robusta. Non riesco a convincere né la madre né la figlia che questo non è una sala da ballo, poiché dicono che sono ospiti e che possono parlare solo con voi. Quindi, per favore, tornate. I tonfi continuano tutto il giorno, e il marinaio e l’altra figlia impediscono agli inquilini di usare l’ascensore di notte.”

Prima che potessimo riprenderci dallo shock, arrivò un’altra lettera.

“… poi la sorella ha sposato il marinaio. La festa di matrimonio si è tenuta nel vostro appartamento. C’erano tanti marinai in attesa per per l’ascensore. Quelli che non potevano entrare correvano sue giù per le scale cercando di battere gli altri. Quelli che non potevano entrare nell’appartamento venivano alloggiati sul tetto, dove continuavano a ballare, e anche  il tetto ha iniziato a cedere. L’asfalto del tetto si è lesionato dappertutto e ha dovuto essere riparato immediatamente, poiché avrebbe potuto  venir giù da un momento all’altro. Mi dispiace, ma non ho potuto farne a meno, ho dovuto informare il padrone di casa e lui è venuto a mettere fine alla festa. Vi allego la fattura.”

La fattura era la seguente:

  • Riparazioni al soffitto: $40
  • Riparazioni al tetto: $65
  • Riparazioni all’ascensore: $10
  • Totale: $115

Pagammo il conto, ringraziammo il portinaio e gli chiedemmo gentilmente di far pulire e disinfestare completamente l’appartamento. Era un uomo disponibile e lo fece subito. Alla fine della settimana ricevemmo un altro aggiornamento.

  • Disinfestazione: $12
  • Servizio di pulizia: $16
  • Rum: $3
  • Lavanderia: $10
  • Totale: $41

C’era anche una spiegazione per il terzo punto: l’appartamento era in condizioni talmente disastrose che la domestica si era rifiutata di pulirlo. Il portinaio aveva risolto il problema con un po’ di rum.

Ad ogni modo, finalmente eravamo di nuovo liberi. Tornammo a casa con un sorriso. Il nostro è un modesto appartamento, ma ci sentiamo a nostro agio.

Nina andò al telefono per fare una chiamata. Il telefono era muto. Accanto ad esso c’era una bolletta telefonica non pagata di $174. Le chiamate erano state fatte in Virginia, Arizona, Illinois, Alabama e in quasi tutti gli altri stati. Una lettera della compagnia telefonica informava che il nostro servizio sarebbe stato disconnesso in una data ormai già passata.

Accanto alla lettera c’era un piccolo biglietto scritto con la migliore carta di Nina:
“Ben tornati a casa!”

Proprio in quel momento, bussarono alla porta. Nina aprì. Davanti a noi c’erano Pussywillow e suo marito, tornati da Parigi.

Entrarono sorridendo.

Fine.