Yankee Doodle Dandy

Grazie all’Ai è possibile riportare alla luce reperti che, poiché poco noti, vengono spesso ignorati dai motori di ricerca tradizionali. Il primo dicembre del 1947 la rivista Esquire pubblica un portfolio fotografico, con protagonista il mimo Jimmy Savo, che evoca le guerre di indipendenza dei coloni americani dall’Inghilterra, sceneggiando, con raffinato umorismo, una canzone popolare, “Yankee Doodle Dandy”, che ricorda quell’evento.
La canzone è già di per sé ironica, perché, inizialmente, fu cantata dai soldati inglesi contrapposti ai coloni americani, gli ”Yankee” appunto, che appaiono come sodati maldestri, sciocchi e sempliciotti, “doodle” appunto, anche perché discendevano da emigrati, soprattutto olandesi o provenienti  da altri paesi europei, di umili origini e quasi tutti contadini.

E non a caso la interpreta ed anima Jimmy Savo, anche lui figlio di immigrati  italiani, provenienti da Stigliano, un paesino della montagna lucana. Jimmy Savo usa l’ironia e la mimica per utilizzare la ben nota canzone patriottica americana come pretesto, in una scena di comicità dell’assurdo, giocando sui significati delle parole, spesso appartenenti al gergo dei coloni,  e su situazioni improbabili.

 

L’immagine caricaturale della prima strofa,  Yankee Doodle andò in città, cavalcando un pony, è quella di un campagnolo, inesperto e goffo che crede di fare un ingresso trionfale in città a cavallo di…  un pony e non certo di un elegante, nobile  ed imponente destriero.

Nella seconda strofa, Infilò una piuma nel cappello e la chiamò “macaroni”, ci si riferisce al fatto che, nel 1700,  in Inghilterra,  si era imposta fra i giovani aristocratici,  una moda che prevedeva l’uso di alte parrucche incipriate e vestiti sfarzosi in   uno stile piuttosto stravagante ed anticonformista, definito appunto “Macaroni”, riconoscendo all’Italia un ruolo di rilievo in quel settore. Evidentemente a Jimmy basta mettere una piuma, peraltro rubata ad un  capo indiano,  sul cappello, per sentirsi un nobile ed aristocratico signore, per di più italiano!

Fai attenzione alla musica e al passo, e sii disinvolto con le ragazze” Se è impacciato nella musica e nel ballo non avrà maggior fortuna con le le ragazze. Nel commento Savo esprime seri  dubbi sulla moralità di una  ragazza trovata per strada.

Per la storia, alla lunga,  i modesti Yankees, capitanati da Georges Whashington, vinsero la loro guerra, ottenendo  l’indipendenza dall’Inghilterra e pertanto quella canzone popolare è diventata l’inno dello stato del Connecticut. Per comprendere l’importanza di quell’inno per gli americani basta ricordare una scena, particolarmente significativa, del film “La grande fuga” del  1963 diretto da John Sturges,

In un campo di prigionia tedesco, i  3 prigionieri americani, capitanati da Steve McQuenn,  e vestiti da “macaroni”,  come gli ingenui coloni del 700,  organizzano la loro “festa dell’indipendenza” al suono di Yankee Doodle offrendo da bere  agli altri prigionieri inglesi, una volta nemici, ora alleati.