William Shakespeare a Broadway! (seconda parte)

Ma cosa occorre conoscere  delle origini della commedia di Shakespeare per comprendere meglio  lo spirito che anima The boys from Syracuse Riavvolgiamo il nastro di poco più di 3 secoli!

Il 28 dicembre 1594, in occasione dei festeggiamenti natalizi, Shakespeare e la sua compagnia, allora agli esordi, sono chiamati ad un impegno gravoso:  presentare una loro commedia  all’ Honourable Society of Gray’s Inn di Londra, meglio nota come Gray’s Inn,  uno dei luoghi importanti di corte, davanti a una folla numerosa, qualificata  ed esigente. Decide, così,   diattingere ai classici eruditi, greci e romani,  e di preservare le tre classiche unità teatrali,  quelle di  “tempo, spazio e azione, come richiesto dalla tradizione, che lui si appresta, però, a superare. Per fare ciò combina insieme  due commedie dell’antichità  dando vita a La commedia degli errori.  La storia dei gemelli separati sin dalla nascita è narrata nel  Menecmi (fratelli gemelli),  mentre il motivo dei  due servi, anche loro gemelli e anche loro separati alla nascita, deriva da un’altra commedia,  Amphitruo  (Anfitrione ), entrambe di Plauto (immagine a sinistra). D’altra parte Plauto ed altri autori teatrali romani amano, traducono, rappresentano  e quindi tramandano la tragedia greca,  in particolare    la cosiddetta “Commedia Nuova”  di cui Menandro,  nell’immagine a destra, fu  l’esponente più famoso,   scrivendo intorno al 320 a C, in uno stile brillante  e spiritoso, diverse opere   basate sulle introspezioni psicologiche dei personaggi,  fra le quali  Dyscolus  (“Il misantropo”),  Perikeiromene (“La donna tosata”), e Samia (“La donna di Samo”)  che sembra   suggerire a  Rodgers il titolo del musical.

Dunque attorno all’omonimia e alla somiglianza tra le due coppie di gemelli, non è solo Plauto  a costruire  il prototipo della  Commedia degli equivoci, un modello per la drammaturgia che travalica il proprio tempo per via delle profonde implicazioni antropologiche, filosofiche ed etiche sottese.   Sono proprio queste implicazioni morali  che affascinano Shakespeare che però  è costretto a scegliere  fra i due paradigmi quello comico, piuttosto che il drammatico,  perché il lieto fine si addice maggiormente alle festività natalizie, in cui era  stato  richiesto il suo intervento.

Commedia degli equivoci o degli errori, commessi da incolpevoli  personaggi a causa  di  incomprensioni e circostanze, spesso casuali,   che mettono però a nudo caratteri, sentimenti, egoismi, disagi e incomprensioni  familiari piuttosto comuni. Il lieto fine, atteso, forse con impazienza,   anche dagli spettatori,  giunge liberatorio dopo una serie di eventi drammatici, che proiettano un’ombra scura sull’intera vicenda in cui  i servitori vengono spesso puniti per demeriti non loro,  l’Antifolo efesino viene arrestato ed il suo   matrimonio con Adriana messo in crisi e quasi distrutto.

Evidentemente una storia che travalica il proprio tempo, capace di riproporsi, sia pure  con   con linguaggi diversi,  in un arco di più di 2000 anni,   a gente con   culture, storie  e sensibilità  diverse,  non può che essere  costruita  sulla invarianza,   sulla  universalità di alcuni sentimenti, intelligenze e ragioni che costituiscono un tratto comune della nostra umanità.

Allo stesso modo  è possibile  riconoscere la stessa valenza anche alle musiche  della  coppia Rodgers and Hart, che sembrano inserite lì dove la Commedia di Shakespeare prevedeva  alcuni monologhi di notevole intensità lirica.

E, quindi,  non deve  sorprendere leggere i nomi delle  grandi interpreti e dei grandi musicisti che hanno cantate, musicate , ri-arrangiate  alcune delle  loro composizioni. Qui un esempio:  You Took Advantage of Me (Ti sei approfittato di me)

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