Jimmy ed i cavalli

 

Come  abbiamo avuto modo di approfondire in alcuni dei post precedenti,   il rapporto di Jimmy con il contesto che gli viene proposto, o che costruisce lui stesso, ha sempre una natura affettiva che trascende il reale  e che, come spesso dichiara nelle interviste, permette a Jimmy di prendere per mano grandi e piccini e di  portarli con se  in un mondo ideale, estremamente fantasioso,  fatto di buoni sentimenti,  dove è più bello e più facile vivere insieme agli altri.  Ci sono infatti dei porti sicuri  tanto  nella vita quanto  nell’arte di Jimmy, e sappiamo che queste  2 sfere affettive  hanno spesso una dimensione comune, onirica è il caso di definirla. Una di queste  è la passione per  i cavalli. E’ facile immaginare come, nell’epoca in cui è vissuto, i cavalli ed altri animali da soma fossero alcuni dei vettori più comuni tanto in America, quando, e soprattutto,  a Stigliano, sull’Appennino lucano,  dove ha vissuto una esperienza, breve ma intensa, nella prima infanzia. Ricordiamo infatti che il papà decise di tornare in paese, lasciando tutto quanto faticosamente costruito in America, a causa della prematura scomparsa della moglie.

Dunque il mondo dell’infanzia di Jimmy è senz’altro popolato da quadrupedi di ogni genere ed è normale che finiscano nei suoi  spettacoli, tanto in quelli  teatrali, con modelli in cartapesta ad altezza d’uomo, tanto in quelli  cinematografici con cavalli reali, molto espressivi che permettono a Jimmy l’esercizio di capacità affettive ed  affabulatrici.

Tutto ciò appare evidente nei brevi estratti di “Once in a Blue Moon” che vengono qui  riproposti.

 

La scena con il suo cavallo morente, Bombinetti, è piena di tenerezza, crepacuore e assurdità, e anche se il suo genio per la pantomima non riesce del tutto a fiorire, è sempre presente, anche nei passaggi sentimentali, troppo approssimativi, con la sua principessa dei sogni (Edwina Armstrong), e persino nella conclusione sbalordita e frettolosa in cui, vedendo che non è ricambiato , esce per sempre dalla sua vita. (Edizione del 2 Dicembre 1936 del “The New York  Times“)

Da notare che per girare la scena della danza notturna di Jimmy, Bombinetti e della principessa  Hena non si ricorre ad un trucco cinematografico ma Jimmy indossa una imbracatura con la quale, all’occorrenza,  viene sospeso da terra (foto a sinistra).

Ma da cosa può aver avuto l’abbrivio, da cosa può essere nato l’interesse, la passione, l’infinito amore di Jimmy per i cavalli?

Molte volte un carro da birreria con due grossi cavalli grigi con macchie nere mi salvò dalla gang (composta da ragazzini di diverse provenienze, soprattutto irlandesi e tedeschi). Io sfrecciavo davanti ai cavalli e ci correvo davanti. La gang aveva paura e si divideva in due per non esserne travolta.  ll carro della panetteria, che aveva un solo cavallo, offriva la stessa protezione. I cavalli correvano veloci e anch’io  dovevo correre veloce per non farmi raggiungere … . Il tipo che guidava i cavalli mi urlava: “Sta lontano dai cavalli, va via, non correrci davanti!”. Era molto arrabbiato. (dal cap V, IMPARO A CORRERE VELOCEMENTE”,  del libro autobiografico “I Bow to the Stones)

 

Ma non è certo questa  la prima testimonianza:

I miei primi ricordi cominciano lì. Avevo tre anni e mezzo. ….Ricordo un grande albero di Natale nello scantinato della chiesa con su un cavallino per me, un cavallo con macchie color pepe e una coda bianca.

(immagine e testo tratto dal cap 1,”GLI INIZI“,  di “I Bow to the Stones“)

Qualche anno dopo, l’amicizia con Murphy ed il  triste epilogo della loro storia

…Suo figlio aveva tutti i giocattoli del mondo – un cavallo a dondolo, un pallone da calcio, un treno con locomotiva, binari e manubri. Mi faceva giocare con i suoi giocattoli nel giardino nel retro, mi faceva andare sul cavallo a dondolo e giocare con la locomotiva. …  Un Natale lui ebbe in dono una bicicletta, una nuovissima bici e mentre pedalava su e giù per la strada, mi disse: “Voglio arrivare fino alla Brook Avenue e alla 114ª Strada, girare attorno alla Willis e ritornare qui. Prendi il mio orologio e cronometrami. Controlla quanto ci metto, come se facessi una gara”. E mi mise in mano il suo orologio Ingersoll.
Aspettai e aspettai e aspettai. Quindici minuti, venti minuti, mezz’ora. Non arrivava. Aspettai finché una donna non venne alla casa del ragazzo e suonò il campanello. Disse alla madre che suo figlio era stato appena travolto da un carro e dai suoi pesanti cavalli da tiro. Mi sentii male allo stomaco. 
 (Cap 9, “MI FACCIO DEGLI AMICI “, di  “I Bow to the Stones”)

E poi inizia  l’attività artistica:

Alla fine dell’inverno avevo messo da parte 600 dollari. Quando il vecchio mi chiese un prestito di cento dollari e io glielo concessi, uscii in fretta e andai ad investire il denaro in un nuovo oggetto di scena, un cavallo in cartapesta in grandezza naturale (Cap 16,“UN COMICO FINALMENTE”,  di “I Bow to the Stones”)

 Con il cavallo  di cartapesta inventa un numero di vaudeville:

Mi esercitai a mettere un ragazzino sul cavallo e poi a bilanciare ragazzo e cavallo sul mio mento. Quando poi comprai anche uno struzzo di cartapesta in grandezza naturale, la mia famiglia protestò….  Poi giostravo con quattro palle, lanciandole alla fine una ad una nello stomaco dello struzzo che era vuoto cosicché le palle scorrevano giù per il collo ed uscendo dalla bocca mi ritornavano in mano. Lanciavo di nuovo le palle nello stomaco così il pubblico assisteva  ad un processo continuo. Ma non ebbi un aumento di paga. (ibidem)

Ma il cavallo di cartapesta lo segue anche nel suo passaggio dai teatri di vaudeville a quelli più maliziosi di burlesque Ed ecco come lo accoglie  l’impresario di burlesque cui Jimmy si rivolge nella speranza di esibirsi non solo come giocoliere e clown ma anche come attore a pieno titolo.

“Ascolta.  Ti organizzo un numero equestre, come al circo. Ci metto sedici belle ragazze in abito da cavallerizza sul palcoscenico dietro di te e tu fai il tuo numero da giocoliere, quello che fai di solito. Ma finiamo in un modo straordinario: tu tieni in equilibrio una delle ragazze seduta sul tuo cavallo di cartapesta e le altra si spogliano, sai, velocemente. Poi prima che uno se ne renda conto, tutto avviene all’istante. La ragazza e il cavallo vengono giù, le altre  corrono all’impazzata fra le quinte. Mi suonava bene. Io non vidi mai comunque cosa succedeva, alle mie spalle perché tenevo in equilibrio il cavallo e quando calava il sipario, tutto ciò che potevo vedere erano le ragazze che correvano via, raccattando i loro vestiti.”  (ibidem).

 Prima di concludere questo articolo è bene ricordare il personaggio di  “Stuffy”, in Reckless Living, quello, fra gli amici,  che conosce i cavalli, frequenta le scuderie e i fantini e suggerisce agli amici giocatori, con alterne fortune, su quali cavalli puntare e riporre le speranze di una vincita fortunata che cambi il loro destino. E torna in mente come,  da ragazzino, Jimmy arrotondasse le sue entrate, in un angolo di strada,  oltre che come strillone ed artista di strada, distribuendo le schedine delle corse ippiche su cui i giocatori, clienti dei bookmaker, potevano studiare e formulare le loro scommesse.

Abbiamo iniziato l’articolo con l’immagine del bravo papà che fa da “cavalluccio” al figlio che poi coltiverà tale passione anche durante l’infanzia, e lo concludiamo con un’altra immagine di   Jimmy Savo Junior,  messa gentilmente a disposizione dalla famiglia, scattata durante la frequenza della Cameron School Westfield, a partire dall’età dei  7 anni

 

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