Vite parallele di Jimmy e Charlie
Al suo esordio cinematografico la critica paragona subito Jimmy Savo al “silenzioso clown Charlie Chaplin”. (The Hollywood reporter)
Jimmy Savo era un talentuoso comico di Broadway, che secondo alcuni contemporanei avrebbe ispirato Charlie Chaplin. (And Then They Loved Him: Seward Collins & the Chimera of an American Fascism by Michael Jay Tucker | 8 Dec 2005)
E se non si ha l’impressione che fosse uno di quegli artisti che si muovono sulle loro caratteristiche fisiche, basterebbe ricordare che nientemeno Charlie Chaplin lo definisse “il più grande pantomimo del mondo” (E.E. Cummings).
Qualunque sia il merito della rivista, questa colonna (la rubrica di teatro del the New York Times del 21 maggio 1935) è grata al Gild per aver promosso il lavoro di Jimmy Savo, che merita la stessa popolarità di Charlie Chaplin. È un comico pantomimico con uno stile innocente e allegro, un’eloquenza geniale” … Ponilo in situazione: ”stendilo con una appendicite acuta in una clinica convulsa o travestito da falso indiano, e il suo senso dell’umorismo, il suo buffo modo di ballare manderà in frantumi la tua ilarità e, allo stesso tempo, ti aprirà il cuore”.
… quello squisito e adorabile clown di Jimmy Savo … per alcune capacità indiscutibili dell’integrità personale, per uno stile comico che, come solo per Chaplin, non ha in sé nulla di imitativo, volgare, economico, presuntuoso, auto-glorificante o sdolcinatamente commerciale.” ( “The New Yorkt Times”, DEC. 2, 1936).
L’ultimo articolo dell’anno si propone di mettere a confronto le storie personali e artistiche di Jimmy Savo e di Charlie Chaplin, dal momento che da sempre, fin dagli esordi, la critica, come appare chiaro anche dai pochi esempi riportati sopra, li ha accomunati per lo stile comico e per le capacità espressive, mediate dalle lunghe esperienze di entrambi negli spettacoli di vaudeville e, sia pure per tempi più brevi, in quelli di burlesque.
Vite parallele, dunque, di Jimmy e Charlie
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La nascita.
Charlie nasce a Londra, in Inghilterra, il 16 aprile 1889 (ma viene registrato all’anagrafe 2 anni dopo) da una famiglia di attori: oltre al padre e alla madre anche il fratello maggiore, Sidney, sarà per lui un valido riferimento dal momento che oltre a scrivere i soggetti delle sua prime esibizioni, gli farà da manager per tutto l’arco della vita. La separazione dei genitori costringe i due bambini, per un paio di anni, in un collegio ma poi tornano con la madre e vivono intensamente la vita nomade dei teatranti, studiando recitazione canto.
Jimmy nasce a New York, il 31 luglio del 1892 da una modesta famiglia di immigrati lucani: il padre ciabattino e la madre casalinga,una sorella più grande: nessuno lo incoraggia e lo sostiene quando manifesta il desiderio di diventare un attore.
L’infanzia e gli esordi
Nel 1898, a 9 anni, Charlie entra in una compagnia formata da soli bambini, in tutto 8, che ballano e cantano, la Eight Lancashire Lads. Nel 1900 l’undicenne Charlie, grazie al fratello Sydney, ottiene un primo ruolo comico, nella parte di un gatto, nella pantomima Cinderella (Cenerentola), rappresentata all’Hyppodrome di Londra, e successivamente si cimenta in parti da bambino in altri spettacoli.
Nel 1901 Jimmy, a 9 anni, trionfa per la prima volta in una Serata del Dilettante che affronta insieme al suo cane, Nelly, dopo di che continua in tutti i teatri che offrono questa possibilità e risulta sempre vincitore al punto che finisce spesso la serata protetto dalla polizia ed inseguito dagli altri concorrenti delusi.
I primi contratti nel 1905
Nel 1905 sia Jimmy che Charlie vantano le prime esibizioni ufficiali: Jimmy con il Bedford Theatre, giocoliere, mimo e cantante. Charlie è prima nel circo Kasey come giocoliere e mimo, poi nel varietà Karno impegnato in pantomima, in giro per l’Inghilterra. Lì incontra Stan Lauren (Stanlio).
Le svolte professionali nel 1912
Nel 1912 Jimmy è scritturato nel Circuito Orpheum di vaudeville, con cui girerà diversi teatri, da costa a costa, e per diversi anni. Viene presentato come il meraviglioso bambino giocoliere, ha l’obbligo dei pantaloni corti, sia in scena che fuori, occupa l’ultimo posto nelle locandine dello spettacolo , come giocoliere, equilibrista e mimo, ma si esibisce per primo, quando il teatro, ancora freddo, comincia a riempirsi di spettatori. E’ a suo carico sostenere le spese degli spostamenti da una città all’altra per sé e per i due manufatti di cartapesta, un cavallo ed uno struzzo in grandezze naturali, che lo aiutano nelle sue esibizioni di giocoleria. Ma è felice perché vive accanto a grandi artisti professionisti e può studiarne i comportamenti; ha così modo di apprezzare gli stili recitativi e prende nota dei trucchi e degli artifici che riescono a drammatizzare il racconto teatrale
Lo stesso anno, il 1912, Charlie è per la seconda volta in tournèe in America, viene subito notato e scritturato dalla nascente industria cinematografica americana, ancora alle prese col muto, che, pertanto, ricerca i suoi protagonisti negli spettacoli di vaudeville; per prima è la Keynstone di Mark Sennett ad interessarsi a lui e a metterlo sotto contratto con 175 $ alla settimana; con Sennett gira 37 corto. Gli anni ruggenti per il cinema sono ruggenti anche per la sua carriera. Nel 1915 passa alla Essenay, con uno stipendio di 1250 dollari a settimana e gira 15 corto; nel 1916, è la volta della Mutual, con 600.000 dollari l’anno, uno studio di produzione autonomo, in California, con 12 cortometraggi; nel 18 alla National con un ingaggio monstre di un milione di dollari, offerto solo a lui e all’attrice Mary Pickford. In questa sua irresistibile ascesa costruisce ed interpreta il personaggio di “Charlot, il vagabondo”, in cui sarà facile identificarsi per tanti che, in quegli anni, se la passavano piuttosto male.
E’ evidente che il 1912 è l’anno di una pronunciata divaricazione fra le due carriere: Jimmy insegue il suo sogno di diventare un attore teatrale, di esibirsi a stretto contatto col pubblico e continua a far tesoro degli umori di chi lo applaude o lo fischia in teatro. Charlie, aiutato dal fratello, pianifica la sua ascesa di attore, regista, imprenditore, attraverso una attenta gestione delle proprie prestazioni, in ambito cinematografico
I matrimoni nel 1918
Il 1° Luglio Jimmy sposa l’attrice Francis Victoria Bower, in arte Franza, nell’immagine a destra, conosciuta sui palchi del vaudeville e, 4 mesi dopo, diventa padre di Jimmy Vincent Savo Junior.
Lo stesso anno Charlie, a lungo impegnato nella realizzazione di alcuni lungometraggi a fianco di Edna Purviance, sposa, invece, la 17 enne attricetta Mildred Harris, qui a sinistra, a causa di una falsa gravidanza, cui ne segue una vera, ma il figlio, gravemente malformato, muore. Divorzia nel 20.
Le carriere
Dal 18 al 20 Jimmy è impegnato nel burlesque dove ritiene di avere maggiori possibilità di esibirsi come attore e finisce col diventarlo, arricchendo il proprio repertorio, con la recitazione in alcune scenette comiche.
Charlie, invece fonda la propria casa cinematografica, la United Artist, insieme agli attori Mary Pickford, Douglas Fairbanks, il primo Zorro, e al regista D. W. Griffith, non solo per una lungimiranza imprenditoriale ma anche per una forte esigenza di indipendenza nei confronti dei produttori hollywoodiani che imponevano ad attori e registi quelle storie e quei linguaggi che piacevano al comune spettatore che, confermato nelle sue preferenze, si trasformava in un fan entusiasta, alimentando lo sviluppo della industria cinematografica. Continuerà scientificamente a progettare la sua carriera e realizzare, con professionalità, sapienza e attenzione tutti i suoi film.
1921
Charlie ottiene il primo successo mondiale con Il monello, che dirige ed interpreta, assieme all’enfant prodige Jackie Coogan, che, nonostante avesse solo 6 anni, era già un consumato attore di vaudeville
Jimmy fa capolino nel cinema prima con la gente di Sennett e poi con quella di Hal Roach, l’alter ego di Sennett, gira almeno un corto con Virginia Fox, l’attrice preferita da Buster Keaton, incontra Stan Lauren, che, insieme ad Holiver Hardy, forma la punta di diamante della casa, dando vita al duo Stanlio e Ollio. Proprio Stan Lauren, a lungo, da ragazzo, con Charlie, sarà uno dei primi ad augurare a Jimmy una pronta guarigione in occasione del ricovero ospedaliero per l’amputazione, subita nel 1946 ed a testimoniare la sua stima, sull’ultima di copertina di “I Bow to the Stones”:
“É difficile per me esprimere in parole l’affetto e l’ammirazione. Ho sempre avuto soggezione per Jimmy Savo. “I Bow to the Stones ” fa rivivere per me tutto il suo grande talento artistico”.
E’evidente che Stan Lauren, la mente pensante, il soggettista delle performance della coppia Stanlio & Ollio, artisticamente equidistante da Charlie e da Jimmy dal momento che comincia a lavorare nello stesso circuito di Charlie in Inghilterra, successivamente con la casa cinematografica antagonista, e che finisce la carriera a teatro, proprio come Jimmy, una volta fatto ritorno in Inghilterra, abbia tutti gli elementi per valutare e testimoniare il valore autentico ed originale del suo talento.
1924
Nel 24 esordio a Broadway per Jimmy, con Vogues of 1924.
Seconde nozze, ancora una volta forzate, per Charlie con Lita Gray, 16enne, due figli e divorzio nel 26, l’anno del secondo successo mondiale con La febbre dell’oro. Dopo il divorzio vive clamorosi strascichi giudiziari ed il sequestro di tutti i suoi beni.
1927
A causa del divorzio e delle successive vicissitudini legali Charlie riesce, a fatica, a concludere le riprese e il montaggio de Il Circo, un nuovo grande successo ed un omaggio a tutto quello che era stato il suo mondo pregresso e quindi anche a quello di Jimmy, rivisitato con nostalgia e poesia.
Primo lungometraggio muto per Jimmy in Canada, Carry on, Sergeant, uno dei filmpiù belli di Jimmy perché interpreta un personaggio a tutto tondo, distante da quello stereotipato del clown che, bene o male, lo accompagnerà in quasi tutte le successive produzioni cinematografiche. Se il film è un evento eccezionale in Canada, il primo lungometraggio costruito in autonomia e con un grosso budget, da quella nazione, per esaltare la propria storia nazionale, è perciò stesso trascurato negli Stati Uniti in cui ci si impegnava a promuovere la nascente industria cinematografica autoctona (qui, in basso, i due a confronto).
1929-1931
Nel 29 oscar alla carriera per Charlie, il più giovane oscar alla carriera di sempre e secondo musical per Jimmy. Nel 31 nuovo grande successo, Luci della città, per Chaplin, muto, quindi ancora una volta in pantomima, ma con un commento musicale sonoro, aggiunto in fase di montaggio.
Il 29 è un anno fortunato anche per Jimmy: un lungometraggio con sonoro, House of dick, e un musical fortunato con 215 repliche: Errol Carrol Vanities
1934
Charlie prepara il suo nuovo film Tempi moderni, al suo fianco, sul set e nella vita, Paulette Goddard: negherà di averla sposata, ma poi annuncerà contemporaneamente matrimonio nel ’36, in Cina, e divorzio in Messico, nel ’42, quando lei aspira al ruolo di Rossella, in un film epocale, Via col vento. L’annuncio servirà a poco perché l’interpretazione del personaggio femminile principale di Via col vento sarà affidata a Vivien Leigh a fianco di Clark Gable. In Tempi moderni (Modern times, 1936), Charlie denuncia le alienanti condizioni di vita e di lavoro della classe operaia che diventano oggetto di una straordinaria satira sulla catena di montaggio, in cui le macchine, oltre a dettare i tempi stessi dell’alimentazione dell’operaio, finiscono, grottescamente, per divorarlo nei propri ingranaggi e meccanismi, attraverso il moto delle ruote dentate
Ma è anche l’anno della occasione più importante per la carriera cinematografica di Jimmy: sarà Gabbo, il grande, il protagonista assoluto d un film che vede come registi Ben Hecht, che aveva già vinto un Oscar nel 1929, e Charles MacArthur. Nonostante i grandi successi già conseguiti a Broadway, Jimmy viene presentato, con tutti gli onori al grosso pubblico, quello delle fanzine e delle riviste cinematografiche. Questo film è l’occasione per cui i due attori, pur nel rispetto dei grandi capolavori già firmati da Charlie, possono essere messi a confronto, perché Jimmy finisce sotto i riflettori della stampa specialistica. E per eseguire questo confronto, possiamo farci guidare da un articolo apparso nel numero di Dicembre del 1934 della rivista Screenland.
Ed ecco la presentazione di Jimmy Savo al grande pubblico cinematografico
Titolo: Riuscirà a rivaleggiare con Chaplin?
Occhiello: Mentre Charlie pensa al nuovo film, incontriamo Jimmy Savo, che ora sta realizzando la sua prima commedia cinematografica
Di Leonard Hall
Ma mentre Chaplin e il suo genio avanzano nel loro lento giro di valzer, caro lettore appassionato, stai per fare la conoscenza di un altro maestro della pantomima, che è il cardine, il fondamento dell’arte cinematografica, un altro potente ometto che può farti ridere e piangere allo stesso tempo. Per oltre vent’anni Mr. Chaplin, il piccolo genio brizzolato, ha governato il mondo pantomimico da solo. Ma lui ora ha un formidabile rivale nel mondo del cinema. Non ho intenzione di fare alcun confronto. Dico solo che anche Savo è bravo e lascio il resto a voi!
L’articolo prosegue con la biografia di Jimmy, la descrizione della trama del film che, per i momento, si chiama Little Clown, Laugh!, (“Ridi, piccolo pagliaccio!”, con un chiaro riferimento a Leoncavallo e alle origini italiane del protagonista ) e che poi verrà distribuito come Once in a Blue Moon). Poi conclude:
La commedia di Savo appartiene ad una genia effettivamente reale. Il suo lavoro non si occupa della lotta dell’uomo contro l’uomo, neppure dell’uomo con un leone nubiano, ma appartiene all’uomo contro il suo destino , quello impossibile da prevedere ed invincibile. Qualcosa che spinge gli uomini in questo mondo. È il tratto distintivo di Chaplin, di Savo e di tutti i grandi artisti di pantomima. Di qualsiasi grande artista in ogni campo, in effetti. Vedrete che i nomi di Chaplin e di Savo saranno messi in relazione nei prossimi mesi. Vedrete e ascolterete molto dei confronti persino odoriferi. Ci sarà, probabilmente, un discorso fuorviante del tipo “Un nuovo Chaplin” – che è come parlare di un nuovo Taj Mahal (una tomba musulmana in India, una delle sette meraviglie del mondon.d.r.) o di una nuova Garbo.
Tutto ciò è inevitabile! Ma io non voglio farne parte. Sono contento di arrivare proprio all’inizio del gioco (cioè per primo) con l’annuncio che un nuovo grande comico incrocia il tuo cammino.
E andrò anche oltre dicendo che Jimmy non avrà la peggio quando Inizierà lo stupido paragone. Quindi ti esorto a dare il benvenuto a Jimmy Savo nei ranghi dei figli preferiti dell’universo cinematografico. Uno degli inestimabili comici che fanno così tanto per alleviare l’agonia della vita.
Quando vedrai “Little Clown, Laugh!”, non avrai bisogno di alcun suggerimento.
Amerai il malinconico piccolo scugnizzo italiano per se stesso!
Un ulteriore approfondimento non può prescindere dal fatto che le tematiche relative ai perdenti, ai vagabondi dal cuore d’oro, a coloro che sono perennemente in lotta col proprio destino, fossero molto comuni in quell’epoca e quel tipo di personaggio fosse stato creato, per primo, da Lew Bloom addirittura alla fine dell’800 ed avesse avuto già moltissimi emuli, nessuno, però, del valore e dell’intensità di Chaplin. E’poi anche il caso di evidenziare come entrambi i personaggi, quello di “Charlot” e quello di “Gabbo, il grande”, siano generosissimi con chi è in grande difficoltà, con chi sta peggio di loro, ma mentre Gabbo va con rassegnazione incontro al proprio destino, inchinandosi alle pietre, Charlot invece, si ribella, pretende la sua rivalsa verso chi sta appena un po’ più su nella scala sociale ma è sempre pronto ad esercitare sugli altri la sua presunta autorità ed il suo potere. E’ singolare il fatto che, quando Chaplin si presenta nei panni del poliziotto di quartiere, ha tutti contro ed ingaggia una feroce battaglia con i violenti, gli sfaccendati, gli ubriaconi e le teste calde che gli danno la caccia per tutte le viuzze che deve pattugliare; se, invece, si trova dall’altra parte, magari nei panni del vagabondo ubriacone, ingaggia la sua lotta personale contro il poliziotto di quartiere e tutti quelli in divisa che gli danno la caccia. Insomma riesce sempre a prendersela con qualcuno che ritiene responsabile del suo malessere.
1935 – 1937
«All’inizio Charlot simboleggiava un gagà londinese, finito sul lastrico […] All’inizio lo consideravo soltanto una figura satirica. Nella mia mente, i suoi indescrivibili pantaloni rappresentavano una rivolta contro le convenzioni, i suoi baffi la vanità dell’uomo, il cappello e il bastone erano tentativi di dignità, e i suoi scarponi gli impedimenti che lo intralciavano sempre», così Charlie Chaplin dà l’addio al suo personaggio.
«Non potrebbe parlare, non saprei che voce usare. Come riuscirebbe a mettere insieme una frase? Per questo motivo Charlot ha dovuto darsela a gambe” ,
In questo biennio Chaplin si rende conto che non è più procrastinabile l’utilizzo del sonoro nei suoi film e si produce, nel 36, in un esperimento andato a buon fine, introducendo una colonna sonora, esclusivamente musicale, in Tempi Moderni, fra cui il brano cantato“Io cerco la Titina appena mostrato.
Grazie a Once in a Blue Moon, Jimmy ottiene riconoscimenti generali, anche nel mondo del cinema; è chiamato infatti a girare altri 2 film di discreto successo, Merry Go round of 1938 e Reckness living, ma questi sono anche gli anni in cui divorzia da Franza: probabilmente un amore appassionato e passionale, come quello che può nascere, tra due giovani attori, su un palco di un teatro, lascia segni profondi come testimoniato dagli affettuosi ricordi delle nipoti; forse non a caso, il 35 è anche l’anno in cui il figlio raggiunge la maggiore età. Successivamente l’incontro con la seconda moglie, la giornalista che cura la pagina degli spettacoli su diverse testate giornalistiche, Lina Farina, appare come un rapporto solido, ponderato, perché nato su una comune passione ed una stima reciproca. Grazie a questo matrimonio Jimmy farà il suo ritorno in Italia e, quindi la sua storia riallaccerà, sia pure non immediatamente, un rapporto con la sua terra e la sua gente.
A Broadway, forse proprio grazie al rapporto con la Farina, viene coinvolto in un progetto ambizioso con Parade, uno spettacolo teatrale di sapore brechtiano fortemente politicizzato, voluto da organizzazioni sindacali e politiche di sinistra oltre che da circoli intellettuali, come quelli frequentati da Orson Welles, Kurt Weill ecc. E quindi non meraviglierà il suo impegno verso il popolo contadino di Guardea, iniziato nell’estate del 38 in Italia e le posizioni estremamente critiche verso il governo italiano, quello fascista prima, ed il democristiano poi, nel dopoguerra.
1938 – 39
Il primo soggiorno in Italia di Jimmy è frettolosamente interrotto dalla preparazione della commedia musicale che otterrà il maggior successo del biennio, costruita intorno alla straordinaria rassomiglianza di Jimmy e di Teddy Hart, un altro vaudevillan, fratello del compositore musicale Lorenz Hart che, insieme Richard Rodgers, firma il copione e le musiche della commedia. Andata in scena a Broadway The Boys from Syracuse a fine 1938, terminerà a Giugno del ’39, con 256 repliche.
L’introduzione del sonoro costringe Chaplin ad abbandonare il personaggio di Charlot, il vagabondo dal cuore d’oro, che era diventato il suo tratto distintivo, e lo impegna nella costruzione di un nuovo personaggio cui finalmente dare la parola: grazie alle grandi capacità mimiche dà vita e voce ad Hinkel, parodia di Hitler, ne Il grande dittatore” e ad un secondo personaggio, il suo sosia, un mite barbiere ebreo. Questo secondo personaggio è emblematico: all’inizio del film, soldato nella prima guerra mondiale, si muove con le stesse cadenze di Charlot, proprio come il soldatino Jimmy/ Syd Small, in Carry on Sergeant, ma acquista via via la parola fino al celebre discorso all’umanità della parte finale del film. Un grande successo, incassi record, ma anche critiche e censure in diversi paesi: in America si ignorava la realtà vissuta in Europa e la tragedia dell’olocausto; Charlie confesserà che se avesse immaginato la realtà non avrebbe girato Il grande dittatore, sebbene contenga un evidente messaggio di pacificazione, dal momento che era inappropriata una rappresentazione parodistica e comica, sia pure caustica, del nazismo e del fascismo, lontana dall’orrore che li accompagnava.
E’ evidente che per entrambi i nostri protagonisti è il momento in cui l’attualità politica entra nei loro lavori e trova una attenta risposta, con i media che ciascuno usa e conosce meglio: Jimmy su un palco con Parade, Charlie su un set con Il grande dittatore.
1940-41
Con l’uscita de Il grande dittatore, Charlie , ottiene cinque candidature all’Oscar dal momento che rappresenta il suo film più costoso, più impegnativo e di maggior successo.
Jimmy, invece, realizza un sogno che accarezzava da tempo, porta in un piccolo teatrino di Broadway Mum’s the Word, un one man show in cui per 1 ora e mezzo, continuamente in scena, presenta tutti i suoi pezzi più celebri. Grande successo di critica, per chi ne seguiva, da tempo, la carriera, perplessità per chi gli si avvicinava per la prima volta.
1942
In questo periodo Charlie è artisticamente inattivo anche perché deve affrontare un nuovo spinoso problema giudiziario da cui uscirà sconfitto e distrutto con una sentenza di “turpitudine morale”: ebbe una breve relazione con la ventiduenne Joan Barry, di 30 anni più giovane. Nell’ottobre del 1943, la Barry ebbe una figlia, Carol Ann, e asserì che fosse figlia di Chaplin. Nonostante tutte le evidenze mediche del tempo: analisi del sangue, gruppo sanguigno ecc , che escludevano la sua paternità, fu comunque condannato e Carol Ann, ricevette un assegno di mantenimento mensile fino al raggiungimento della maggiore età.
Anche per Jimmy le cose non vanno benissimo! L’ultima commedia musicale Wine woman and song, viene stroncata dalla censura e finiscono tutti, ancora una volta, in commissariato. Jimmy subisce, così, una battuta di arresto, si dedicherà generosamente alla beneficenza esibendosi per la Croce Rossa, per gli orfani e le vedove di guerra, per reduci, i profughi e per quei soldati che avevano subito amputazioni e che si ricorderanno di lui, con affetto, quando sarà lui a subire la stessa sorte.
1943-1944
Jimmy si esibisce per l’ultima volta a Broadway nella commedia Whats up: il successo non è fulminante, perché si prova a raccontare le vicende sentimentali di alcuni piloti statunitensi , di stanza nel Pacifico, tornati in patria per una breve licenza. Evidentemente era ancora vivo il ricordo di Perl Harbur ed una delle pagine più dolorose della storia americana. Successivamente ha l’opportunità di tornare nuovamente sulle scene in un prestigioso locale newyorkese, il Café Society, definito dal suo proprietario “il posto sbagliato per il popolo giusto“, il luogo in cui si faceva il jazz, un club dove neri e bianchi lavoravano insieme dietro le luci della ribalta e sedevano insieme davanti, e rinverdisce, così, i suoi successi.
Charlie, oramai 54-enne, scandalizza ancora una volta i benpensanti, sposando la diciassettenne Oona O’Neill, figlia del romanziere Eugene O’Neil, da cui avrà 8 figli, 3 nati negli Stati Uniti, 5 in Svizzera.
1944-1947
Durante questo triennio Jimmy è costretto a interrompere le sue apprezzate esibizioni presso il Café Society per alcuni ricoveri ospedalieri, per la convalescenza in seguito all’amputazione della gamba, per una rieducazione che gli permetterà di tornare ad esibirsi con disinvoltura. Ma il Café Society, proprio a causa della sue originali prese di posizione interclassiste ed interrazziali, è fatto oggetto di una campagna persecutoria da parte del Comitato per le Attività Antiamericane, fino a che i proprietari, i fratelli Josephson, stanchi delle continue pressioni, decidono di non comparire davanti alla Commissione, e, piuttosto, di chiudere il locale.
Nel 47 Chaplin presenta il suo ultimo film Monsieur Verdou da un’idea di Orson Welles; il film affronta tematiche molto spinose sullo sfondo delle gravi crisi economiche e sociali, per cui viene tacciato di filo comunismo ed ha grossi problemi con la censura che lo obbliga a tagliare alcune scene e a modificare parte della sceneggiatura.
1951-52: le parabole discendenti
Con la chiusura del Café Society, Jimmy lavorerà esclusivamente in televisione, in alcuni sceneggiati, e in alcuni programmi per bambini.
Anche Charlie è in vena di addii: prepara Luci della ribalta che racconta di un addio al teatro di un attore di vaudeville, ormai al tramonto, che trova modo di riscattarsi attraverso l’aiuto ad una giovane ballerina che vive una grave crisi esistenziale.
Ma è anche un addio di Charlie all’America: in viaggio con la famiglia verso Londra per la prima mondiale del film e, successivamente, per un periodo di vacanza, viene raggiunto dalla notifica del procuratore generale degli Stati Uniti in base alla quale gli veniva annullato il permesso di rientro negli USA: evidentemente urtava le sensibilità dei sospettosi censori il modo in cui aveva raccontato l’America negli ultimi suoi film.
Vive il resto della sua esistenza in Svizzera, nella tenuta de Manoir de Ban, nel comune di Corsier-sur-Vevey.
1957- 60
Jimmy compare come ospite d’onore in alcuni show televisivi in cui, sia pure con evidenti limitazioni alla sua mobilità, balla, canta ed esegue i suoi esercizi da giocoliere. E’un riconoscimento alla carriera e ciò gli suggerisce di ritornare su un palco con la sceneggiatura di Little word, hellò, il libro in cui aveva raccontato il suo ritorno in Italia e l’impatto con la gente di Guardea. Ma purtroppo resterà solo un sogno perché muore, proprio a Guardea, nell’autunno del 1960.
“Probabilmente il miglior talento umoristico al mondo arriva da persone che hanno qualcosa di toccante come anche di divertente da trasmettere” (Richard Rogers)
Charlie gira Un re a New York, nel 1957: ancora una volta al centro della sua attenzione l’America con i suoi problemi e le sue contraddizioni. La fredda accoglienza lo convince a dedicarsi piuttosto alla introduzione di una colonna sonora, esclusivamente musicale, nei suoi vecchi film muti, rinnovandone così la vita e rinverdendone i successi.
1966
Dopo 10 anni un nuovo film di Chaplin La contessa di Hong Kong , ultimo film e unico a colori, nel quale firma anche la regia.
Dirige due star del cinema mondiale, Marlon Brando e Sophia Loren, in una storia sentimentale in cui il protagonista decide di rinunciare al suo sogno americano e sceglie l’amore vissuto in paesi esotici.
Gli ultimi anni
Nel 1972, riabilitato dall’opinione pubblica americana, Charlie Chaplin, ormai 83enne, torna nella sua patria di adozione, gli Stati Uniti, per ritirare l’Oscar alla carriera, consegnatogli da Jack Lemmon, ma poi preferisce ritirarsi nella residenza svizzera, dove muore 5 anni dopo, nella notte di Natale.
“Aveva nel sorriso il pianto del mondo e nelle lacrime delle cose faceva brillare la gioia della vita.. “(Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, 27 dicembre 1977).
Epilogo
Una considerazione finale su come le occasioni che si presentano nella vita e il proprio modo di rappresentarsi finiscano col determinare le scelte, le diversità, e, di conseguenza, il proprio destino: ciascuno dei due attori ha dunque realizzato esattamente ciò che si era proposto.
Il progetto irrealizzato, invece, di Jimmy, quello di portare in scena Little word, hellò e cioè di portare il suo vissuto nel borgo di Guardea su un palcoscenico di Broadway, complementare alle sue esibizioni per le viuzze di Guardea e per le street di New Yok , con gli stessi panni di Gabbo, il grande, per la gioia di adulti e bambini, sembrano dirci che Jimmy fa un tutt’uno della sua arte e della sua vita! Non così Charlie che, nella vita privata, ha smesso presto i panni di Charlot!
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