Epidemie e pandemie

Penso sia difficile tornare ad una qualunque forma di normalità, difficile riprendere i fili di racconti che ci avevano tanto appassionato, interrotti drammaticamente negli ultimi mesi. Non è certo normale, naturale il modo in cui ci rapporteremo e comunicheremo gli uni con gli altri, se la separazione fisica e sociale resterà ancora e comunque la norma.

Ma Ezio Bosso, l’artista che è venuto a mancare proprio il giorno in cui provavamo a muovere i primi passi di una nuova normalità, in una delle sue ultime interviste, ci ha lasciato un messaggio importante, sorprendente, quello di sperimentare nuove affettività che, se non possono alimentarsi dell’abbraccio personale, fisico, possono comunque godere della dolcezza di scambi emotivi come, ad es, quelli basati sulla musica, che era e resterà il suo linguaggio preferito, e che tiene insieme, in un grande abbraccio, appunto, il direttore d’orchestra, i suoi musicisti, i suoi ascoltatori. Ripensando a questo bellissimo messaggio e dando ascolto alle sollecitazioni di alcuni amici che hanno evidenziato come, in questo tempo sospeso, anche la lettura possa diventare un modo per stare vicini, per abbracciarci, scrivo questo post ricordando un evento della vita di Jimmy emblematico e che si presta a considerazioni non banali sulla povertà, e sulla voglia di inchinarsi ma non di piegarsi alle pietre, che sembra essere un elemento identitario, comune a molti lucani, anche in tempi difficili come questi

Un’epidemia di tifo spazzò via il quartiere per un anno intero quando Jimmy era piuttosto giovane. Solo la famiglia Savo, la più povera sopravvisse senza perdere nemmeno uno dei 5 figli. Le autorità sanitarie risolsero il mistero dopo aver diagnosticato il tifo in una mucca di una fattoria vicina: I ragazzi Savo non erano stati colpito dal tifo, perché il padre non poteva permettersi di pagare i pochi centesimi per un litro di latte fresco. Lui aveva dato ai suoi figli latte condensato, in polvere, quello che costava meno. (L’allegro mondo del vaudeville by Charles and Louise Samuels)

Il capitolo che invito a leggere in questa occasione è quello sulla produzione teatrale di Jimmy, partendo da una considerazione, che pongo a tratto distintivo delle prestazioni dell’artista di origini lucane.

Come è possibile che il figlio di un modesto ciabattino lucano, costretto dalla povertà a vivere, insieme a tutta la famiglia, e a svolgere la sua attività, in una cantina, come è possibile che un ragazzino che ha abbandonato troppo presto le scuole per inseguire il sogno di diventare un artista famoso, possa essere stato testimone e, molto spesso, protagonista della storia del teatro americano, delle diverse forme di spettacolo che si sono succedute negli anni fra le due guerre: dal teatro di intrattenimento, dalle riviste musicali con tante belle e generose ragazze, capaci di distribuire spensieratezza e gioia in un’epoca in cui “ce n’era veramente bisogno”, alle sofisticate commedie musicali, che restavano in cartellone a Broadway per mesi e mesi, al teatro politico, alla satira corrosiva anticapitalista ed antimilitarista, addirittura di sapore brechtiano, che accompagnerà l’opinione pubblica americana verso l’impegno bellico!

Se si ha la pazienza di leggere questa sezione del sito, che qui è possibile scaricare anche in formato pdf, e di approfondire le caratterisctice della sua recitazione, attraverso le schede tecniche a commento di ciascuno spettacolo, con le testimonianze delle riviste specialistiche dell’epoca, è possibile dare una qualche plausibile risposta a questa domanda.

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